Una nuova, promettente molecola per la terapia della fibrosi cistica

Uno studio pubblicato, tra gli altri, dalla ricercatrice Telethon Alessandra Ghigo descrive i meccanismi d’azione di una molecola che potrebbe costituire una terapia aggiuntiva all’attuale standard di cura per la fibrosi cistica. 

Negli ultimi dieci anni l’arrivo dei farmaci molecolari - i cosiddetti correttori o modulatori di CFTR - ha radicalmente cambiato le prospettive di vita per molti pazienti con fibrosi cistica. Una rivoluzione, certo, che però non è ancora completa, perché non sempre l’efficacia di questi nuovi farmaci è elevata quanto sperato e perché in Italia circa un terzo dei pazienti non risponde alle terapie molecolari disponibili. Ecco perché è importante che la ricerca continui, ed ecco perché sono molto significativi i risultati appena pubblicati, anche grazie all’importante contributo di Fondazione Telethon, sulla rivista “Science Translational Medicine” da un gruppo di ricercatori coordinati da Alessandra Ghigo, professoressa di biologia applicata all’Università di Torino.  

I risultati riguardano una molecola che negli studi di laboratorio si è dimostrata molto promettente nel migliorare l’effetto dei modulatori di CFTR esistenti. La molecola, chiamata PI3Kγ MP o KIT2014, è studiata da anni dal gruppo di ricerca di Ghigo (di recente anche con un finanziamento ad hoc di Fondazione Telethon) e sviluppata da una start-up cofondata dalla stessa ricercatrice, Kither Biotech. 

Il lavoro su questa molecola parte da lontano, da una ricerca di base condotta nel laboratorio di Ghigo sui segnali usati dalle cellule per comunicare tra di loro. «Avevamo individuato un enzima, chiamato PI3Kγ, fondamentale nel cuore per mantenere bassi i livelli di una molecola coinvolta nella contrattilità del cuore stesso (cAMP). Se questo enzima funziona male, i livelli di cAMP aumentano e questo può causare scompenso cardiaco» racconta la ricercatrice.  

Al contrario di quanto accade nel cuore, però, in ambito polmonare avere alti livelli di cAMP può essere un vantaggio perché comporta rilassamento delle vie aeree. «Per questo abbiamo cominciato a studiare il nostro enzima PI3Kγ anche nel polmone, accorgendoci che sembrava modulare anche l’attività di CFTR». Il passo successivo è stato sviluppare una molecola in grado di bloccare l’enzima e quindi aumentare i livelli di cAMP: si tratta di un frammento (un peptide) derivato dall’enzima stesso. «La startup è stata avviata proprio per promuovere lo sviluppo come farmaco di questo peptide: PI3Kγ MP o KIT2014».  

I dati riportati nello studio appena pubblicato riguardano studi condotti in ambito preclinico (con modelli cellulari e animali) e vanno in due promettenti direzioni. Anzitutto mostrano che il peptide è effettivamente in grado di aumentare i livelli di cAMP nelle vie aeree, permettendo un notevole miglioramento dell’effetto dei modulatori CFTR esistenti. «Abbiamo osservato - commenta Ghigo - che la molecola agisce su tre fronti: promuove la broncodilatazione, riduce l'infiammazione polmonare e potenzia l'attività del canale CFTR, la proteina disfunzionale nella fibrosi cistica». Con questi risultati alla mano, la prospettiva di Alessandra Ghigo e di Kither Biotech è riuscire a partire presto con una prima sperimentazione clinica. Mentre si lavora alla possibilità di utilizzare il nuovo peptide anche come terapia singola per i pazienti che non rispondono a quelle esistenti. 

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