Seed Grant: a Francesco Trepiccione il finanziamento nel ricordo di Manuel

È il ricercatore dell’Università della Campania “L. Vanvitelli” e dell’Istituto Biogem di Napoli il vincitore del bando di ricerca dell’Associazione italiana glicogenosi (AIG) in collaborazione con Fondazione Telethon

Il ricordo di Manuel, scomparso troppo presto, e il desiderio di fare qualcosa di concreto per far avanzare la ricerca: sono queste le molle che hanno spinto l’Associazione italiana glicogenosi (AIG) a investire le proprie risorse nell’iniziativa Seed grant in collaborazione con Fondazione Telethon, che ha permesso di realizzare un bando di ricerca dedicato proprio alla malattia genetica da cui il ragazzo era affetto, la glicogenosi di tipo 1b.   

«Partecipare a questa iniziativa è stata non solo una grande opportunità, ma anche un onore per la nostra associazione – commenta la presidente di AIG Angela TrittoDa tempo volevamo investire in progetti di ricerca di qualità e, in questo senso, quale migliore garanzia se non la Fondazione Telethon? Hanno costruito un bando ad hoc su un argomento molto specifico proposto da noi: questo ha stimolato tra i ricercatori una competizione sana e costruttiva, focalizzata sui bisogni dei pazienti e delle loro famiglie. 

Anche Manuel, a cui questo bando è stato dedicato, ha sempre creduto nella ricerca ed è stato molto attivo all’interno del direttivo dell’associazione: continuare a darci da fare nel suo nome è anche un modo di stare vicino alla sua famiglia, nella speranza di alleviare un po’ la loro sofferenza. Noi pensiamo di avere seminato molto bene e che questa iniziativa ci darà dei buoni frutti!». 

Dei 12 progetti che hanno partecipato al bando e che sono stati esaminati dalla Commissione scientifica, quello che ha vinto il finanziamento dell’associazione AIG è stato presentato da Francesco Trepiccionedell’Università della Campania “L. Vanvitelli” e dell’Istituto Biogem di Napoli, che già in passato aveva vinto un finanziamento Telethon per studiare un’altra rara forma di glicogenosi, quella di tipo 11

La glicogenosi di tipo 1b è dovuta a difetti in una proteina importante per il metabolismo del glicogeno, la molecola con cui il nostro organismo fa “scorta” di glucosio, da spendere come fonte di energia quando necessario. A causa di questo deficit enzimatico, il glicogeno tende ad accumularsi nelle cellule di vari organi, in particolare rene, fegato e intestino. Questo si traduce in un quadro clinico complesso, caratterizzato da ipoglicemia, ritardo di crescita, osteoporosi, gotta, patologie renali, ipertensione, aumentato rischio di sviluppare tumori al fegato. Inoltre, la malattia porta a una riduzione (neutropenia) di un particolare gruppo di cellule del sangue importanti nell’infiammazione e nell’immunità. Attualmente non esiste una cura risolutiva, ma solo trattamenti mirati a contenere i singoli sintomi, non privi di effetti collaterali soprattutto sul lungo periodo.  

Nel suo progetto Trepiccione si propone di indagare le potenzialità di una classe di farmaci, le glifozine, che recentemente hanno dimostrato effetti positivi nel diabete di tipo 2 e in alcune patologie renali e che sono in fase di studio anche per il trattamento della neutropenia in alcune malattie ereditarie. Per valutarlo, studierà nel modello animale della glicogenosi 1b gli effetti del trattamento a livello del rene e dei neutrofili, e gli eventuali effetti tossici. Grazie ai dati raccolti, sarà possibile valutare l’opportunità di testare questa nuova terapia farmacologica nei pazienti. 

Un altro progetto valutato come meritevole dalla Commissione scientifica, che sarà invece finanziato con fondi Telethon, è quello presentato da Nicola Brunetti-Pierri dell’Istituto Telethon di genetica e medicina di Pozzuoli. Da molti anni studia come trasferire efficacemente geni terapeutici al fegato: correggerne le cellule con la terapia genica può essere la chiave non solo quando è direttamente colpito dalla malattia, ma anche per farlo diventare una sorta di “fabbrica interna” di una proteina essenziale che altri organi non sono in grado di produrre a causa del difetto genetico. Purtroppo però la terapia genica tradizionale, che sfrutta cioè virus modificati e resi in grado di trasportare una versione sana del gene, non è efficace in questa malattia: i danni ai reni e la neutropenia non vengono corretti e c’è anche un aumentato rischio di tossicità e sviluppo di tumori a livello del fegato.  

Grazie a questo progetto, il ricercatore del Tigem valuterà le potenzialità di un approccio terapeutico alternativo, basato sulla somministrazione intravenosa non del gene terapeutico, ma del suo RNA messaggero, veicolato attraverso nanoparticelle lipidiche capaci di fondersi con la membrana della cellula bersaglio e rilasciarvi il suo contenuto. L’RNA messaggero rappresenta di fatto la molecola che consente la traduzione in proteine delle informazioni contenute nel DNA. Grazie agli esperimenti condotti nel modello animale della glicogenosi 1b, Brunetti-Pierri e il suo team valuteranno l’efficacia di questa strategia nel ripristinare la produzione della proteina mancante e la possibile applicazione nell’uomo. 

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