Che alcune forme di emicrania avessero un’origine genetica lo si sospettava da diverso tempo. La recente scoperta targata Telethon di un gene che se mutato causa l’emicrania lo ha confermato. Ciononostante i meccanismi molecolari alla base del mal di testa rimangono a tutt’oggi in gran parte sconosciuti. E la ricerca di farmaci per la cura e la prevenzione dell’emicrania è di conseguenza limitata.

In questo contesto gli importanti risultati ottenuti di recente da Daniela Pietrobon, ricercatrice Telethon dell’Università di Padova e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR da anni impegnata nello studio della emicrania emiplegica familiare, aprono la strada ad una nuova e promettente linea di ricerca. La dottoressa Pietrobon ha infatti scoperto uno dei meccanismi che causano il mal di testa.

L’emicrania è un problema di salute pubblica di grande impatto sia a livello individuale che sociale, definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità una delle malattie croniche più debilitanti: si stima che circa il 12% della popolazione dei paesi occidentali presenti regolari attacchi di emicrania e che il 6% della popolazione totale abbia almeno 18 giorni di emicrania per anno.

L’emicrania emiplegica familiare è una rara malattia genetica i cui sintomi, fatta eccezione per l’emiparesi, sono molto simili a quelli delle forme comuni di emicrania, caratterizzate da attacchi di forte mal di testa associati a nausea o vomito, e precedute dall’aura che è un complesso di disturbi neurologici della visione e talora del linguaggio e della sensibilità. È noto che l’aura è causata dalla cosiddetta cortical spreading depression, ovvero un onda di eccitazione dei neuroni seguita da depressione dell’attività neuronale che si propaga attraverso la corteccia cerebrale. Tuttavia non si sa ancora il perché alcune persone sono più suscettibili a questa onda di eccitazione delle cellule nervose e al mal di testa.

A oggi i geni associati all'emicrania emiplegica familiare sono due: CACNA1A, che produce una proteina “canale” che aprendosi fa entrare all’interno delle cellule nervose ioni calcio (canale del calcio CaV2.1), e ATP1A2, identificato circa un anno fa da un altro gruppo finanziato da Telethon, che produce una proteina che scambia altri ioni tra l’interno e l’esterno delle cellule nervose e muscolari. Mutazioni in questi due geni causano l’emicrania emiplegica familiare.

Il lavoro attuale, frutto di una collaborazione fra Daniela Pietrobon ed un gruppo dell’Università di Leiden (Olanda), riguarda il primo gene, cioè il canale del calcio CaV2.1, e inizia a far luce sul meccanismo della cortical spreading depression. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Neuron*, mostra che nel modello animale di laboratorio in cui è presente il gene mutato vi è un aumentato ingresso di ioni calcio nei neuroni, in quanto i canali del calcio mutati si aprono in risposta a stimoli più deboli di quelli necessari a far aprire i canali normali. Ulteriori esperimenti condotti in collaborazione con Tommaso Pizzorusso della Scuola Normale di Pisa e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR hanno dimostrato che il cervello dell’animale con il gene mutato ha un’aumentata suscettibilità alla CSD, l’onda di eccitazione dei neuroni che causa l’aura negli emicranici.

Questi risultati ci portano a ritenere che una valida strategia a fini terapeutici possa essere la ricerca di farmaci che interagiscano con i canali CaV2.1 rendendone più difficile l’apertura”, ha commentato la Pietrobon. L’idea è di rendere il cervello meno eccitabile e meno suscettibile alla CSD e all’aura emicranica e possibilmente anche alla generazione del mal di testa. I modelli animali utilizzati in questo studio potrebbero rappresentare il sistema ideale per testare i potenziali nuovi farmaci creati per curare o prevenire l’emicrania.

* Maagdenberg A et al, "A Cacna1a knock-in migraine mouse model with increased susceptibility to cortical spreading depression". Neuron, 2004.

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