Luigi Naldini, direttore dell'Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica di Milano

Assegnato oggi a Roma presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica il Premio Sapio per la ricerca italiana: tra i premiati c’è anche Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (Hsr-Tiget) di Milano, per il contributo allo sviluppo di nuove strategie volte ad aumentare l’efficacia e la sicurezza della terapia genica.

Giunto alla tredicesima edizione, il Premio ha come finalità la divulgazione del lavoro dei ricercatori che operano in Italia per accelerare i processi di sviluppo nel nostro paese. A questa edizione hanno partecipato oltre 175 candidati con 125 ricerche.

«Gli studi effettuati presso l’Istituto Hsr-Tiget, riconosciuti oggi con l’attribuzione del premio Sapio - afferma Naldini - hanno avuto ampia risonanza nella comunità scientifica e sono stati accompagnati da editoriali e ripresi in un crescente numero di pubblicazioni originali e di rassegne. Grazie a queste nuove strategie si potranno ampliare enormemente le applicazioni della terapia genica in medicina, superando la maggior parte dei rischi e delle limitazioni delle tecnologie oggi disponibili e offrendo così nuove speranze di cura a pazienti affetti da gravi malattie ereditarie o tumori».

La terapia genica presso l’Hsr-Tiget

La terapia genica con cellule staminali emopoietiche (Cse) ha un grande potenziale terapeutico per il trattamento di molte gravi malattie genetiche e acquisite. Le Cse vengono prelevate dal paziente, corrette in laboratorio mediante l’inserimento di una copia funzionante del gene difettivo e poi reinfuse nel paziente. Il gene terapeutico viene inserito tramite un virus ingegnerizzato (vettore) nei cromosomi della Cse che lo trasmette a tutta la sua progenie e potenzialmente per tutta la vita dell’ospite. La progenie delle Cse si dissemina nell’organismo e può correggere malattie quali immunodeficienze, malattie del sangue e da accumulo e, in futuro, forse anche alcune forme di tumore e di malattie infettive. Rispetto al trapianto convenzionale di Cse da donatore sano, l’uso delle cellule del paziente geneticamente corrette elimina il rischio di rigetto e può aumentare l’efficacia terapeutica aumentando il dosaggio del gene terapeutico, come dimostrato dalla prima sperimentazione clinica al mondo di questa strategia, attualmente in corso presso l’Hsr-Tiget di Milano.

Eppure, insieme ai primi successi riscontrati nella clinica, sono stati riportati anche alcuni seri eventi avversi legati ai rischi di utilizzo dei vettori virali. La ricerca diretta da Luigi Naldini ha recentemente ideato due nuove e potenti strategie per migliorare l’efficacia e la sicurezza della terapia genica: regolare l’espressione del gene terapeutico sfruttando i microRna cellulari e mirare l’inserzione del gene terapeutico in un sito prescelto del genoma.

Con la prima strategia si ottiene un’espressione mirata del vettore nelle cellule mature, evitando la potenziale tossicità nelle cellule staminali. Con la seconda strategia, il gene viene inserito a valle del suo promotore endogeno, ripristinando così sia la funzione sia il controllo fisiologico dell’espressione genica e abolendo i rischi dei vettori virali. Entrambe queste strategie sono già state saggiate in modelli pre-clinici e hanno reso possibile per la prima volta una correzione efficace e sicura della malattia. Sono già iniziati gli studi per procedere alla loro sperimentazione clinica nel prossimo futuro. Combinando queste strategie si potranno ampliare enormemente le applicazioni della terapia genica in medicina, superando la maggior parte dei rischi e delle limitazioni delle tecnologie oggi disponibili e offrendo nuove speranze di cura a pazienti affetti da gravi malattie ereditarie o tumori.

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