Il non profit fa profitto. Finanziamenti a + 12% e passi avanti della ricerca

Fondi per la ricerca che aumentano del 12 per cento, passi avanti verso la cura per un gruppo di malattie genetiche ogni anno più cospicuo, exploit della “produttività” delle pubblicazioni scientifiche: è un bilancio da record quello che la Fondazione Telethon ha presentato oggi a Roma presso la Sala Giubileo dell’Università Lumsa durante l’incontro “Le azioni che rendono”.

«Per noi queste cifre rappresentano quello che in qualunque azienda viene chiamato profitto» ha dichiarato il presidente di Telethon Luca di Montezemolo davanti agli “azionisti” della Fondazione. «Nel nostro caso non esistono lucro né dividendi, ma tutto viene speso per mandare avanti la ricerca migliore, selezionata dalla nostra commissione scientifica internazionale. Un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale, come dimostrano anche gli indicatori bibliometrici, che ci vedono in vetta alla classifica mondiale, più in alto di Europa e Stati Uniti. Tutto questo dimostra, ancora una volta, che l’Italia è in grado di essere competitiva nel mondo, quando abbina la solidarietà dei suoi cittadini e il talento dei suoi cervelli migliori con un’organizzazione trasparente, rigorosa ed eccellente».

A poco più di tre mesi dalla chiusura dell’anno di bilancio (quello della Fondazione si chiude al 30 giugno) e a due mesi dalla tradizionale maratona televisiva di dicembre, Telethon ha illustrato i risultati di un anno di lavoro. Grazie alla generosità dei cittadini e delle aziende italiane sono stati destinati alla ricerca sulle malattie genetiche ben 28,5 milioni di euro, il 12 per cento in più rispetto all’anno passato.

Con questi fondi Telethon ha finanziato così 40 progetti di ricerca, che coinvolgeranno complessivamente 101 laboratori di ricerca in tutto il territorio italiano, nonché l’attività dei suoi istituti: l’Istituto Tigem di Napoli, l’Istituto Hsr-Tiget di Milano, il programma carriere Telethon Dulbecco (Dti), attivo attualmente in 20 laboratori in Italia, il Tecnothon, il laboratorio di ricerca tecnologica di Sarcedo (Vicenza) dedicato all’ideazione e allo sviluppo di prototipi di oggetti in grado di migliorare la qualità della vita di persone disabili. Cresce inoltre il network Telethon delle biobanche genetiche, risorse fondamentali per la ricerca e la diagnostica, che ad oggi conta 10 centri.

Sul fronte della ricerca, dopo i successi sull’immunodeficienza Ada Scid della terapia genica, che, con un singolo trattamento ha permesso a 14 piccoli pazienti provenienti da tutto il mondo di svolgere una vita normale, nell’ultimo anno è partito un importante studio clinico sulla distrofia muscolare di Duchenne e proseguono quelli sulla leucodistrofia metacromatica, la sindrome di Wiskott Aldrich, la sindrome di Stargardt e l’amaurosi congenita di Leber. Inoltre la ricerca in laboratorio è giunta a un punto di svolta per almeno altre 15 malattie, per le quali sarà possibile avviare trial sui pazienti entro pochi anni.

La presentazione del nuovo bilancio ha coinciso anche con un importante anniversario, quello della firma dello storico accordo con la multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline per sviluppare e mettere a disposizione dei pazienti di tutto il mondo la terapia genica ideata dai ricercatori dell’Hsr-Tiget per sette gravi malattie genetiche. Come ha ricordato il direttore generale Francesca Pasinelli, «Questa partnership ha rappresentato l’inizio di una nuova fase della storia della nostra organizzazione. Per mantenere appieno la promessa fatta fin dall’inizio ai pazienti dobbiamo infatti coinvolgere tutti gli altri soggetti abitualmente coinvolti nello sviluppo di terapie: industria farmaceutica e autorità regolatorie in primis. È solo così che le strategie terapeutiche messe a punto dai ricercatori possono arrivare concretamente a disposizione dei malati».

A fare il punto sullo stato di avanzamento della ricerca è Luigi Naldini, il direttore dell’Hsr-Tiget: «Attualmente stiamo sperimentando la sicurezza e l’efficacia della terapia genica nei confronti di due gravi malattie genetiche: la sindrome di Wiskott-Aldrich, rara immunodeficienza, e la leucodistrofia metacromatica, che colpisce invece il sistema nervoso e porta alla perdita progressiva delle capacità cognitive e motorie. Ad oggi sono sette in totale i bambini trattati: per quanto sia ancora prematuro trarre delle conclusioni – i risultati definitivi li avremo soltanto tra due anni – i primi dati sono molto incoraggianti. La terapia è risultata priva di effetti collaterali immediati e molto efficiente in termini di trasferimento del gene corretto nell’organismo di questi pazienti».

Soddisfazione anche da parte di Luc Debruyne, presidente ed amministratore delegato di Gsk Italia: «Da oltre vent’anni lavoriamo entrambi nell’ambito delle malattie rare e forse pochi sanno che, dal 1983 ad oggi, sono 14 i farmaci per tali patologie che GSK ha potuto mettere a disposizione dei pazienti, in tutto il mondo. A solo un anno di distanza, l’unione delle nostre eccellenze in termini di ricerca, innovazione e sostenibilità  ci rende ancora più fiduciosi nel successo di questa  partnership».

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