Diletta lavora al Tigem, l’Istituto Telethon di genetica e medicina di Pozzuoli (Napoli) affrontando ogni giorno con passione e tenacia.

Diletta Siciliano fotografata da Dirk Vogel

Tratto dal Telethon Notizie di febbraio 2019 - La storia di Diletta Siciliano, 29 anni, dimostra come la vita possa sorprenderti trasformando una delusione in un’occasione. Come tanti giovani, Diletta nutriva il desiderio di diventare medico.

Nata in un piccolo centro in provincia di Salerno, Policastro Bussentino,“sale” fino a Napoli per sostenere l’esame di ammissione alla facoltà di Medicina dell’Università Federico II. Tantissimi i candidati, pochi posti, Diletta non ce la fa e decide di intraprendere temporaneamente la facoltà di Biotecnologie Mediche. E così, esame dopo esame, nasce una passione che la porta fino alla laurea nel 2013.

È adesso che entra in scena Telethon, in particolare l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem): «Già conoscevo l’Istituto - racconta Diletta - e subito dopo la laurea decisi di contattare Andrea Ballabio manifestandogli il desiderio di poter intraprendere al Tigem un percorso di ricerca. Una semplice mail a cui ho subito ricevuto risposta e che è stato il primo passo per l’inizio di un’avventura che prosegue tuttora».

Prima un periodo di prova, e poi una borsa di studio. A novembre 2014 parte anche il percorso di dottorato. Diletta manifesta subito le sue qualità e la sua preparazione e le viene chiesto di impegnarsi in un progetto di ricerca molto importante al fianco della ricercatrice Chiara Di Malta. Si tratta di uno studio approfondito sui lisosomi: «Sono organelli che servono principalmente ad eliminare le sostanze di rifiuto dalle cellule. Sembra però che questi stessi piccoli spazzini possano svolgere un ruolo molto più rilevante collegato, ad esempio, alla produzione di energia in presenza di particolari condizioni di carenza di sostanze nutrienti per la cellula».

L’individuazione di questa funzione può rappresentare una svolta relativamente a molti aspetti legati sia alla ricerca genetica sia agli studi legati all’insorgenza e alla crescita dei tumori. In sostanza, lo stesso principio attraverso il quale il lisosoma apporta nuova energia alla cellula in caso di mancanza di nutrimento può, se mal funzionate, contribuire all’accrescimento e alla proliferazione abnorme delle cellule cancerogene.

La prestigiosa rivista “Science” pubblica i risultati di questa ricerca con un articolo pubblicato nel 2017 in cui il nome di Diletta appare affianco a quello di Chiara Di Malta. Uno bella soddisfazione, ma solo la prima. Diletta, infatti, si sta apprestando a concludere il suo dottorato e riceve la notizia dell’assegnazione di una borsa di studio, borsa di studio intitolata a Fabrizio Frizzi e che le consentirà di proseguire ancora per un anno i suoi studi presso il Tigem. «Ho ricevuto la notizia lo scorso dicembre, è stata un’emozione grandissima, oltre che un onore» racconta Diletta. La borsa di studio le permetterà ci concludere il percorso di ricerca presso l’istituto di Pozzuoli. «Per il resto ancora non sono in grado di programmare nulla, professionalmente parlando, ma sono assolutamente fiduciosa che il futuro possa riservarmi altre belle soddisfazioni».

L’attività di ricerca assorbe quasi completamente la vita di Diletta ma occorre salvaguardare anche una parte di vita personale per “staccare”. La palestra per smaltire un po’ le tensioni, le serie tv per distrarsi, le amicizie e il fidanzato che risiede nel paese d’origine per il cuore. «Oggi la mia famiglia è contenta dei miei risultati professionali, anche se all’inizio c’era un po’ di preoccupazione. Si sa che la vita del ricercatore è destinata ad attraversare periodi di incertezza e instabilità, ma la mia forte motivazione li ha subito convinti e rassicurati».

Una vera vocazione quella di Diletta, che non si è mai fatta scoraggiare dalle difficoltà e che oggi raccoglie i frutti di un impegno profondo e costante. «Il pensiero che il nostro operato possa contribuire a restituire speranza a tanti pazienti che lottano con la malattia - conclude - mi aiuta a sopportare e superare ogni sconfitta. E oggi la mia carica è ancora più intensa di prima».

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