Donare tempo alla ricerca: ecco perché Eliana è una volontaria Telethon

Coordinatrice di Potenza e Matera, Eliana è una donna tuttofare: mamma di due figli, lavora come giornalista freelance e gestisce una tabaccheria. Il suo attivismo per Fondazione Telethon cresce di anno in anno, riuscendo a coinvolgere sempre più volontari sparsi per tutta la Basilicata. È una donna senza dubbio “innamorata” di Fondazione Telethon, della scienza e della solidarietà. Conosciamola insieme!

Da quanto tempo collabori con Telethon? Come è nata la tua sensibilità?

Sono coordinatrice Telethon dal 2008 per la Provincia di Potenza, e dal 2018 per la Provincia di Matera. Nonostante non abbia avuto casi in famiglia, ho sempre avuto una sensibilità personale per le malattie genetiche rare. Ho sempre pensato all’isolamento di queste persone e delle loro famiglie, il fatto che siano trascurate mi ha sempre fatto stare male. La scintilla con Fondazione Telethon è scattata quando da ragazzina ho visto in TV la prima edizione della maratona: la seguo ogni anno come se fosse il Festival di Sanremo! Poi quando ho visto che cercavano coordinatori in Basilicata, ho pensato che fosse diventato il momento di fare qualcosa di più e ho deciso di scendere in campo in prima persona.

Come è nata la tua passione per la scienza? Credi molto nella ricerca Telethon?

Mi affascina come da una scoperta scientifica possa derivare il miglioramento della vita di tante persone. Questo è evidente soprattutto nel caso della ricerca sulle malattie rare, in cui tante cure devono ancora essere scoperte. Facendo assistenzialismo, mi è capitato spesso di pensare che solo la ricerca può davvero cambiare la vita di queste persone. Qualcuno aveva detto: “Noi non dobbiamo portare il cibo in Africa ma metterli nelle condizioni di seminare”. Credo che questa filosofia sia anche quella di Telethon: agire alla base del problema e non solo a monte.

Da dove nasce l'idea di coinvolgere tuo figlio in questa passione?

Entrambi i figli hanno vissuto dall’inizio la mia avventura con la Fondazione. Non so quanti convegni si sono fatti. Uno dei due poi ha scelto di iscriversi alla facoltà di scienze biologiche: sarà stata colpa di Telethon? (ride)

Se dovessi descriverti come volontaria in 3 aggettivi, quali sarebbero?

Appassionata, determinata, inclusiva. Cerco di fare gruppo e di trasmettere il senso di quello che facciamo. La maggior parte dei miei volontari non hanno a che fare con malattie rare, significa quindi che credono fortemente nella missione di Telethon.

E come mamma?

Cerco di essere una mamma solare, di fargli capire il mio punto di vista ma senza obbligo.

La nostra campagna di primavera come sai si chiama “Io per Lei”. Chi è “lei”, per te? Nel tuo cuore, per chi fai la volontaria?

Se penso a “lei” penso alla famiglia colpita da una malattia rara, che affronta ogni giorno grosse difficoltà.

Cosa provi quando pensi a una mamma rara?

Vicinanza, coinvolgimento. Sento l’impulso a volerle stare vicino anche fisicamente, perché non devono essere lasciate sole. Provo a immedesimarmi: se io sono preoccupata per un raffreddore dei miei figli, figuriamoci cosa può provare la mamma di un figlio affetto da una malattia rara.

Che attività svolgerai nella campagna di primavera?

Purtroppo il Covid non ci permette di programmare eventi. Ma questo non ci ferma: di solito facciamo sia distribuzione privata (famiglia, amici, lavoro) che i banchetti. Abbiamo Comuni molto piccoli in Basilicata, quindi spesso fare la distribuzione privata coincide a fare un banchetto, perché il volontario conosce tutti. Così siamo riusciti a distribuire migliaia di Cuori nelle ultime campagne: lo faremo anche quest’anno.

Come hai costruito la tua squadra?

Sono partita nel 2008 mettendo in moto tutte le mie conoscenze da giornalista. Poi il gruppo iniziale è cresciuto con il passaparola. Molti sono rimasti con me dall’inizio, ed è bello sapere di poter contare sempre su di loro, anche in questa situazione difficile.

Come pubblicizzerai la campagna?

Lascio libertà assoluta ai volontari di fare le loro comunicazioni, perché per loro è un piacere. Io sono giornalista, faccio comunicati stampa e li mando nelle redazioni. Spesso muoviamo anche le TV locali.

Come riesci a coniugare impegni familiari, lavorativi con il volontariato?

Inutile nasconderlo: è difficile, ma si può fare! Il ringraziamento va alla mia famiglia: mio marito Abramo e i miei figli Antonio e Michele che mi danno sempre una mano e hanno accettato questa cosa. Bisogna essere determinati e appassionati. La motivazione deve essere più grande delle difficoltà, altrimenti uno non fa il volontario.

Qual è l’ingrediente segreto per attrarre le persone e convincerle a donare alla causa di Telethon?

Di solito una persona che si avvicina al banchetto è già sensibilizzata e ha voglia di comprare i Cuori: a quel punto devi solo accompagnarla con il sorriso. Se prendi una persona per pietà, va a finire che ti aiuta solo una volta; invece una persona contenta di aver fatto un bel gesto e di aver conosciuto persone simpatiche, tornerà sicuramente.

Ti viene in mente un aneddoto divertente?

Ce ne sono molti, ma mi fa sempre ridere quando ti chiamano TELECOM! (ride)

Emozioni prima, durante e dopo la piazza?

Il fatto di coordinare due province mi genera un po’ di ansia prima, ho spesso paura che qualcosa possa essere sfuggita di mano. Ma i volontari che mi aiutano sono strepitosi: l’anno scorso in piena pandemia non hanno mollato e anzi hanno fatto di più dell’anno prima. Questa cosa mi ha emozionato, da lacrime, perché vedevo la voglia di non fare mancare Telethon nelle piazze. Dopo è bellissimo quando vedi i risultati, i bonifici che arrivano. Ti rendi conto che sei una forza.

Cosa diresti ad altre persone per convincerle a diventare volontari?

Di lasciare da parte un po’ di cose che facciamo, per dare tempo alla ricerca. Fa bene a tutti, perché è il nostro patrimonio comune.

Eliana e tutta la sua squadra di volontari fanno parte di NOI volontari Telethon, un gruppo di persone generose, appassionate e determinate che insieme vogliono cambiare il presente e costruire un futuro libero dalle malattie genetiche rare. Anche in un momento di difficoltà come questo. Entra anche tu a far parte della squadra!

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