Sindrome di Noonan: un laboratorio per stare insieme

Un corso sulle percussioni è l’iniziativa pensata dall’Associazione Nazionale sindrome di Noonan e Rasopatie per superare l’isolamento durante la pandemia.

È la forma di musica più ancestrale. A chi di noi non è mai capitato di tamburellare con le dita su un tavolo il motivo di una canzone del cuore? Sarà per questo che quando l’Associazione Nazionale sindrome di Noonan e Rasopatie ha pensato, in piena pandemia, ad un laboratorio musicale che incontrasse l’interesse dei ragazzi, in una fascia d’età compresa tra gli 8 e i 17 anni, ha pensato a un bel corso sulle Percussioni.

«Il lockdown ha impedito alla nostra associazione, come a chiunque, di perseguire nelle consuete attività di incontro e di intrattenimento in presenza - spiega Maurizio Bassiato, responsabile del progetto per l’Associazione - e abbiamo così dovuto pensare a iniziative che comunque tenessero occupati costruttivamente i nostri ragazzi e che potessero essere svolte anche a distanza».

La musica del resto è stata protagonista nelle giornate di isolamento casalingo per moltissimi di noi, una compagnia perfetta quando si è costretti a rimanere fermi. Quindi, quale migliore occasione per intraprendere un percorso tra le sette note? «L’idea delle percussioni è venuta quasi subito, anche perché si può utilizzare veramente di tutto per poter suonare. In realtà, l’obiettivo del corso non è stato tanto quello di imparare uno strumento musicale ma soprattutto quello di divertirsi insieme. Noi lo abbiamo concepito più come un momento ludico che formativo». Un gioco che è servito ai ragazzi anche per fare amicizia e stare insieme in allegria e potendo esprimere liberamente la propria creatività.

A condurre gli appuntamenti settimanali, sin dalla prima edizione del corso, è stato Massimo Tuzza, percussionista di professione, con tanti dischi e tante produzioni, italiane ed estere, alle spalle, che si è reso subito disponibile. «All’inizio avevo pensato di impostare gli incontri come vere e proprie lezioni di musica - racconta Tuzza - ma poi ho capito che ai ragazzi interessava soprattutto entrare in relazione con gli altri e esprimere la propria idea di musica. E così, dopo alcune prove, abbiamo impostato gli incontri come veri e proprio happening».

Non c’è un vero metodo da seguire o un programma predefinito, ma si viaggia molto sull’onda delle sensazioni e delle emozioni. «I ragazzi raccontano le loro storie, io gli do qualche dritta musicale e poi iniziamo a suonare tutti insieme, non prima di aver passato in rassegna le cose importanti successe nella settimana nella loro vita. Sono loro a stupirmi tutte le volte, con la loro fantasia, il loro entusiasmo, la loro profonda partecipazione, anche se estemporanea, ma va bene così».

Ora che l’attenuazione della pandemia consente di tornare a incontrarsi in presenza, si pensa ad un prossimo incontro di tutto il gruppo di ragazzi, che sono sparsi per l’Italia. «Speriamo presto di incontrarci di persona - conclude Bassiato - mentre sicuramente proseguiremo a battere sulle nostre Percussioni nel prossimo autunno».

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