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Cos'è e come si manifesta la suscettibilità all'ipertermia maligna? 

L’ipertermia maligna è una sindrome farmaco-genetica dei muscoli scheletrici (tra 1/5.000 a 1/50.000-100.000 anestesie), rara ma potenzialmente letale. Può manifestarsi in individui geneticamente predisposti generalmente in occasione di interventi chirurgici come grave reazione alla somministrazione di alcune classi di farmaci usati per l’anestesia generale, come i gas anestetici alogenati (alotano, isoflurano, sevoflurano, desflurano, enflurano) e i bloccanti neuromuscolari depolarizzanti, quali la succinilcolina. Recenti studi hanno però anche riportato rari casi scatenati da stress fisici secondari a un eccessivo esercizio oppure al calore. Le crisi di ipertermia maligna sono scatenate da un aumento incontrollato dei livelli di calcio nelle fibre del muscolo scheletrico. Questo iniziale fenomeno (scatenato dalla somministrazione di anestetici) provoca a sua volta un aumento del metabolismo ossidativo, una massiccia e generalizzata contrazione della muscolatura corporea e un aumento progressivo e incontrollato della temperatura. Gli individui colpiti vanno anche incontro all’aumento di anidride carbonica (ipercapnia) e di potassio (ipercaliemia) nel sangue, alla diminuzione di ossigeno (ipossiemia), alla distruzione di molte fibre muscolari (rabdomiolisi). Se non prontamente trattata, può causare arresto cardiaco e quindi risultare fatale o comunque dare luogo a importanti reliquati clinici (insufficienza renale, ischemia cerebrale, ecc). L’ipertermia maligna è stata correlata ad alcune miopatie congenite, soprattutto forma central core, in quanto è anch’essa spesso causata da difetti del recettore della rianodina del muscolo scheletrico (RYR1).

Come si trasmette la suscettibilità all'ipertermia maligna? 

Ad oggi sono stati finora identificati solo due geni che, quando mutati, possono causare l’ipertermia maligna: oltre al già citato RYR1, responsabile della maggioranza dei casi, c’è CACNA1S, localizzato sul cromosoma 1 e codificante per una proteina che interagisce con RYR1 (Cav1.1), che è stato però associato a pochi casi. È probabile che anche altri geni (non ancora identificati) siano responsabili della suscettibilità a questa sindrome. La malattia si trasmette con modalità autosomica dominante: un genitore con una mutazione ha il 50% di probabilità di trasmettere la malattia a ciascuno dei propri figli, indifferentemente dal loro sesso. 

Come avviene la diagnosi della suscettibilità all'ipertermia maligna? 

Purtroppo gli accertamenti preoperatori standard non individuano il paziente ipertermico in modo certo. Gli indicatori più sensibili in sala operatoria sono la rigidità muscolare e un aumento inatteso della produzione di anidride carbonicadurante la respirazione(valore raddoppiato o triplicato rispetto a quello atteso). Tachicardia e rigidità del muscolo massetere sono altri frequenti segni di ipertermia maligna. Attualmente la diagnosi post-operatoria è clinica, ancora invasiva e si basa su un test di contrattura in vitro su campioni di biopsia muscolare (test IVCT, una misurazione della sensibilità dei campioni bioptici ad alotano o caffeina). L’identificazione di mutazioni genetiche associate a questa sindrome ha permesso l’introduzione, ancora purtroppo limitata, della diagnosi molecolare per i geni RYR1 e CACNA1S.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la suscettibilità all'ipertermia maligna? 

Un episodio acuto di ipertermia maligna viene trattato con successo grazie alla prontezza diagnostica, alla sospensione immediata della somministrazione dell’agente scatenante (l’anestetico alogenato o il miorilassante), al trattamento delle anomalie metaboliche (iperventilazione con ossigeno al 100%) e soprattutto alla somministrazione per via endovenosa di dantrolene sodico, l’unico farmaco attualmente approvato. I soggetti affetti o che abbiano avuto episodi in famiglia devono - nel caso un’anestesia generale sia inevitabile - evitare i farmaci curarici depolarizzanti come la succinilcolina e i gas anestetici alogenati derivati dall’alotano (alotano, isoflurano, sevoflurano, desflurano, e enflurano).

Ultimo aggiornamento

28.02.12

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