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Che cos’è e come si manifesta l’immunodeficienza X-SCID1?

Le immunodeficienze combinate gravi sono un gruppo di malattie ereditarie dovute all’assenza di più tipi di cellule del sistema immunitario (linfociti T, B, cellule NK) e caratterizzate da un’aumentata suscettibilità a infezioni da parte di virus, batteri e funghi, spesso ricorrenti e difficili da trattare. Quella da deficit della catena gamma, nota anche come SCID-X1, è la forma più comune di immunodeficienza combinata grave: colpisce esclusivamente i maschi, con un’incidenza stimata che va da 1 su 50mila a 1 su 100mila nuovi nati. Molti di questi bambini sviluppano anche diarrea cronica e rash cutaneo e, in assenza di trattamento, hanno un’aspettativa di vita limitata, che non va oltre l’infanzia.

Come si trasmette l’immunodeficienza X-SCID1?

La X-SCID1 è dovuta a mutazioni nel gene IL2RG, che codifica per una proteina, la catena gamma comune, necessaria per la crescita e la maturazione corretta dei linfociti. Sono note oltre 300 mutazioni di questo gene associate alla X-SCID1. La malattia si trasmette con modalità autosomica recessiva legata all’X: significa che i maschi (che hanno un solo cromosoma X) hanno una possibilità su 2 di ereditare la malattia dalla madre, portatrice sana. Sono stati descritti anche casi de novo, ovvero non ereditari.

Come avviene la diagnosi dell’immunodeficienza X-SCID1?

La diagnosi si basa su esami che determinano il numero e la funzionalità dei linfociti e viene confermata con il test genetico che permette di individuare la mutazione responsabile. In caso di familiarità è possibile effettuare anche la diagnosi prenatale. Da alcuni anni è stato messo a punto anche un test di screening neonatale che permette di individuare alla nascita tutti i tipi di SCID, compresa la X-SCID1: a partire da un campione di sangue essiccato prelevato alla nascita il test determina i livelli di specifici indicatori, i TREC (T-cell Receptor Excision Circles), che sono particolarmente bassi nei pazienti affetti da SCID. Questo test di screening è effettuato negli Usa e in Francia, mentre in Italia viene offerto solo dalla Regione Toscana grazie a una delibera regionale. La diagnosi precoce è molto importante per individuare la malattia ancora prima che si manifesti e intraprendere tempestivamente la profilassi e i trattamenti disponibili.

Quali sono le cure attualmente disponibili per l’immunodeficienza X-SCID1?

Il trattamento prevede una profilassi antimicrobica costante, la terapia sostitutiva con immunoglobuline e rigorose misure igieniche. La malattia può essere curata in modo definitivo grazie al trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche, che permette la ricostituzione del sistema immunitario. Tuttavia il trapianto allogenico non è esente da rischi ed è fattibile soltanto in presenza di un donatore compatibile: per questo sono allo studio da diversi anni strategie terapeutiche alternative basate sulla terapia genica e l’editing genetico, con l’obiettivo di correggere il difetto direttamente nelle cellule del paziente.

Ultimo aggiornamento

11.09.20

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